Maschile e femminile


Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi (1878)

Volume I

380.

Dalla madre. - Ciascuno porta in sé un’immagine della donna ricevuta dalla madre: questa lo porta a rispettare le donne o a disprezzarle o ad essere in genere indifferente nei loro confronti.

Volume II

286.

Ripugnanza per la verità. - Le donne sono così fatte che ogni verità (su uomo, amore, figli, società, scopo della vita) fa loro ripugnanza, e cercano di vendicarsi su chiunque apra loro gli occhi.

La gaia scienza (1882)

19. L’involontario seduttore

Per passare il tempo, sparò una parola vuota

nell’azzurro ― e per questo cadde una donna.

22. Uomo e donna

«Rapisci la donna per cui batte il tuo cuore!» ―

Così pensa l’uomo: la donna non rapisce, ruba.

60. Le donne e la loro influenza da lontano.

Ho ancora orecchie? Non sono altro che orecchie? Mi trovo sempre in mezzo all'incendio dei marosi, con lingue di fiamme bianche che salgono ai miei piedi: da ogni dove ululati, minacce, grida, stridore, mentre nei più profondi abissi l'antico squassatore della terra canta la sua aria, cupo come un toro che mugge: nel far ciò batte coi piedi un tale tempo da squassatore della terra che persino a questi demoni rocciosi rovinati dalle intemperie trema il cuore in corpo. Allora, all'improvviso, come dal niente, appare davanti alla porta di questo labirinto infernale, a poche braccia di distanza - un grande veliero, che scivola via tacito come uno spettro. Oh, questa bellezza spettrale! Con quale malia mi avvince!

Come? Tutta la quiete e il silenzio del mondo vi si sono imbarcati? Forse che la mia stessa felicità si trova in questo luogo silenzioso, il mio io più felice, il mio secondo io, eternizzato? Non essere morto e tuttavia neppure vivo? Un essere intermedio, spettrale, muto, osservatore, che scivola via librandosi? Come la nave che, con le sue vele bianche, corre sul mare scuro come una farfalla straordinaria! Sì! Correre sull'esistenza! Così è! Così sarebbe! -

Possibile che questo chiasso mi abbia indotto a fantasticare? Il chiasso ci induce sempre a collocare la felicità lontano, nel silenzio. In mezzo al suo chiasso, in mezzo ai suoi marosi di sortite e progetti, un uomo vede sempre scivolare accanto a sé anche taciti esseri incantati, alla cui felicità e ritrosia egli anela - sono le donne. Crede quasi che là, presso le donne, abiti il suo io migliore: in quei luoghi silenziosi anche i marosi più reboanti divengono silenzio mortale e la vita stessa un sogno sulla vita. Eppure! Eppure! Mio nobile sognatore, anche sui più bei velieri ci sono rumore e chiasso, e purtroppo poco sopportabili! L'incantesimo e l'influenza più potente delle donne è, per esprimersi con la lingua dei filosofi, un'azione a distanza, un'actio in distans: ma perché si possa esplicare è necessaria, in primissimo luogo e soprattutto - distanza!

65. Dedizione.

Esistono donne nobili con una certa povertà di spirito che, per esprimere la loro più profonda dedizione, non sanno far altro che offrire la loro virtù e pudicizia: quello che credono di avere di meglio. Spesso questo dono è accolto senza un impegno profondo come quello supposto dalle donatrici - una storia assai malinconica!

72. Le madri.

Gli animali la pensano diversamente dagli uomini, a proposito delle donne; per loro la femmina è l'essere deputato alla riproduzione. Non conoscono l'amore paterno, ma qualcosa di simile all'amore per i figli di qualcuno che amano e una certa abitudine a loro.

Con i figli, le femmine soddisfano il proprio desiderio di dominio, di possesso, di avere un'occupazione; il desiderio di avere qualcosa che conoscono bene e con cui possono chiacchierare - è questo l'amore materno, in parte paragonabile all'amore dell'artista per la sua opera. La gravidanza ha reso le femmine più miti, disponibili all'attesa, timorose, pronte a sottomettersi; allo stesso modo la gravidanza spirituale genera quel carattere contemplativo per tanti versi affine a quello femminile: sono le madri maschili. Negli animali il bel sesso è quello maschile.

74. Quelle che non hanno successo.

Non avranno mai successo quelle povere donne che, in presenza di colui che amano, diventano inquiete e insicure, e cominciano a parlare troppo: perché gli uomini sono sicurissimamente più sedotti da una certa tenerezza misteriosa e flegmatica.

363. Come ogni sesso ha i suoi pregiudizi sull'amore.

Con tutte le concessioni che sono pronto a fare al pregiudizio monogamico, non arriverò mai a concedere che nell'amore si parli di uguali diritti per l'uomo e per la donna, perché non esistono. L'uomo e la donna intendono per amore una cosa diversa, - per entrambi i sessi fa parte delle condizioni dell'amore che l'uno non presupponga nell'altro lo stesso sentimento, lo stesso concetto di «amore». Quel che la donna intende per amore è abbastanza chiaro: un abbandono totale (non soltanto dedizione) di corpo e anima, senza alcun riguardo, senza alcun ritegno, con vergogna e terrore seminati di un abbandono legato a clausole e condizioni. Proprio nell'assenza di condizioni sta il suo amore, la sua fede: la donna non ne ha altri.

L'uomo, se ama una donna, vuole da lei proprio questo amore, mentre per la sua persona è di conseguenza lontanissimo dai presupposti di questo amore; posto comunque che ci siano uomini cui non è estraneo il desiderio di abbandono assoluto, proprio per questo costoro non sono più-uomini. Un uomo che ami come una donna diventa uno schiavo; una donna che ami come una donna diventa invece così una donna più perfetta...

La passione della donna, nella sua incondizionata rinunzia a ogni diritto, ha proprio come suo presupposto che dall'altra parte non esistano un pathos uguale, un'uguale volontà di rinunzia: perché se entrambi rinunziassero ad amare se stessi, ne risulterebbe - orbene, che ne so io, - forse uno spazio vuoto? La donna vuole essere presa, acquisita come un possesso, dissolversi nel concetto di «possesso» e «posseduta»; vuole quindi uno che prenda, che non si dia né si doni, che sia invece arricchito da quell'incremento di energia, felicità, fede che gli procura la donna donando se stessa. La donna si dona, l'uomo prende - io credo che questo contrasto naturale non potrà essere rimosso da nessun contratto sociale né dalla migliore volontà di giustizia, per quanto possa essere auspicabile non trovarsi sempre davanti agli occhi quanto di duro, terribile, enigmatico, immorale sussiste in questo antagonismo. Perché l'amore, pensato in tutta la sua grandezza e pienezza, è natura e, in quanto natura, qualcosa di «immorale», per l'eternità.

La fedeltà è quindi implicita nell'amore della donna, è una conseguenza della sua definizione; nell'amore dell'uomo è facile che essa nasca, come gratitudine o idiosincrasia del gusto o quel che si dice affinità elettiva, ma non appartiene all'essenza del suo amore - tanto che si potrebbe parlare con qualche diritto di una naturale opposizione, nell'uomo, tra amore e fedeltà: il quale amore è appunto un voler avere e non un rinunziare e donare; con l'avere, però, il voler avere si estingue sempre... Di fatto la sete di possesso dell'uomo, piuttosto raffinata e diffidente, ammette questo «avere» soltanto di rado e in ritardo, cosa questa che tiene vivo il suo amore; in tal senso è addirittura possibile che esso cresca ancora dopo l'abbandono della donna, perché egli non ammette facilmente che una donna non abbia più niente da «dare».

Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno (1885)

Parte prima - I discorsi di Zarathustra

Di donnicciuole vecchie e giovani

Tutto nella donna è un enigma, e tutto nella donna ha una soluzione: si chiama gravidanza.

L'uomo è per la donna un mezzo: lo scopo è sempre il figlio. Ma che cos'è la donna per l'uomo?

Due cose vuole un vero uomo: pericolo e gioco. Perciò vuole la donna, che è il giocattolo più pericoloso.

L'uomo dev'essere educato alla guerra e la donna al ristoro del guerriero: tutto il resto è sciocchezza.

Frutti troppo dolci non piacciono al guerriero. Per questo gli piace la donna; amara è anche la donna più dolce.

La donna comprende i bambini meglio di quanto li comprenda un uomo, ma l'uomo è più infantile della donna.

Nel vero uomo è nascosto un bambino: che vuole giocare. Orsù, donne, scoprite il bambino nell'uomo!

Un giocattolo sia la donna, puro e raffinato come pietra preziosa, irradiato dalle virtù di un mondo che non c'è ancora.

Al di là del bene e del male. Preludio ad una filosofia dell’avvenire (1886)

232.

La donna vuol diventare indipendente: e a tale scopo incomincia a spiegare agli uomini la «donna in sé» questo è uno dei peggiori progressi della generale decadenza d'Europa.

Quante cose infatti dovranno portare alla luce questi goffi tentativi della scientificità femminile e del suo mettersi a nudo! Sono talmente tanti nella donna i motivi di pudore; vi è nella donna tanta pedanteria, superficialità, sufficienza, tanta meschina presunzione, tanta meschina sfrenatezza e immodestia si vedano i suoi rapporti con i bambini! che fino ad oggi, sono state represse e limitate nel modo migliore per timore di fronte all'uomo.

Guai se ciò che di «eternamente noioso» vi è nella donna e ve n'è in abbondanza potesse soltanto arrischiarsi ad uscire! Se cominciasse a disimparare, in modo radicale e per principio, la sua intelligenza e la sua arte, quella della grazia, del gioco, del mettere in fuga le preoccupazioni, dell'alleviare e del prendere alla leggera; se cominciare a dimenticare la sua raffinata maestria nel suscitare piacevoli desideri! Già ora si levano voci femminili, che, per il sacro Aristofane! incutono terrore; si minaccia con la chiarezza di una prescrizione medica ciò che la donna vuole dall'uomo, per prima e ultima cosa. Non è di pessimo gusto che la donna si disponga a diventare in tal modo scientifica? Fino ad ora, per fortuna, informare era cosa da uomini, dote da uomini si restava perciò «tra di noi»; e del resto, con tutto ciò che le donne scrivono «sulla donna», è lecito mantenere una buona dose di diffidenza sul fatto che la donna voglia e possa volere effettivamente informare sopra se stessa...

Se una donna non cerca con ciò un nuovo ornamento e io penso appunto che adornarsi appartenga all'eterno femminino allora, essa vorrà incutere timore vorrà, forse, con ciò, ottenere il dominio. Ma essa non vuole verità: cosa importa alla donna della verità! Nulla le è più estraneo, da sempre, più ripugnante, più ostile della verità, la sua grande arte è la menzogna, le cose che le stanno più a cuore sono l'apparenza e la bellezza.

Ammettiamolo, noi uomini: nella donna, noi onoriamo e amiamo proprio quest'arte e questo istinto; noi, che ce la passiamo male e ci accompagniamo volentieri per rasserenarci a esseri sotto le cui mani, sguardi e tenere follie la nostra società, la nostra pesantezza e profondità ci appaiono quasi come una pazzia. Infine mi chiedo: è mai esistita una donna che abbia ammesso profondità in una testa femminile, giustizia in un cuore femminile? E non è vero, che in generale «la donna» è stata disprezzata fino ad ora soprattutto dalla donna e proprio mai da noi? Noi uomini desideriamo che la donna non continui a compromettersi col voler dar lumi: come fu a tutela dell'uomo e a protezione della donna il decreto della Chiesa: mulier taceat in ecclesia! Fu a vantaggio della donna che Napoleone fece capire alla troppo loquace Madame de Stäel: mulier taceat in politicis!

E io penso che sia un vero amico delle donne colui che oggi alle donne suggerisce: mulier taceat de muliere!

237.

Le donne sono state trattate fino ad ora dagli uomini come uccelli che si sono smarriti da una qualche altezza giù in basso verso di loro: come una cosa più raffinata, più fragile, più selvatica, più singolare, più dolce, più piena di sentimento, ma anche qualche cosa che si deve rinchiudere perché non voli via.

238.

Sbagliare nel problema fondamentale «uomo e donna», negare qui l'abissale antagonismo e la necessità di una contrapposizione eternamente ostile, sognare, qui, uguali diritti, uguale educazione, uguali esigenze e doveri: questo è un segno tipico di una mente superficiale, e un pensatore che si sia dimostrato superficiale su questo punto pericoloso superficiale nell'istinto! , può esser sospettato o ancor peggio può tradirsi, scoprirsi: è probabile che per tutte le questioni fondamentali della vita, anche della vita futura, egli potrà essere sempre «breve» e non potrà raggiungere nessuna profondità.

Un uomo invece, che abbia profondità nel suo spirito, come nei suoi desideri, anche quella profondità della bontà, che è capace di rigore e di durezza, e viene facilmente scambiata con essi, può pensare sulla donna sempre e solo alla maniera orientale: egli deve concepire la donna come sua proprietà, come una proprietà che si può chiudere sotto chiave, come una cosa predestinata alla dipendenza e che in essa si perfeziona, egli deve appoggiarsi qui alla immensa ragione dell'Asia, alla superiorità degli istinti dell'Asia: come un tempo hanno fatto i Greci, questi ottimi eredi dell'Asia, che, come è noto, da Omero fino ai tempi di Pericle passo dopo passo con l'incremento della loro cultura e l'aumento della loro forza sono diventati anche più rigidi nei confronti della donna, in breve più orientali. Quanto tutto ciò fosse necessario, logico, e anche umanamente desiderabile: ognuno lo mediti per conto proprio.

239.

Il sesso debole non è stato trattato con tanta attenzione da parte degli uomini in nessun'epoca più che nella nostra ciò fa parte della tendenza e del fondamentale gusto democratico, così come la mancanza di rispetto per la vecchiaia : perché meravigliarsi, che si sia subito fatto un abuso di questa attenzione? Essa vuole di più, impara a pretendere, infine trova quasi oltraggioso quel tributo di rispetto, preferirebbe una gara, per ottenere quei diritti, anzi addirittura la lotta: basta, la donna perde il suo pudore. Aggiungiamo subito che perde anche il buon gusto. Disimpara a temere l'uomo: ma la donna, che «disimpara a temere», rinuncia ai suoi istinti più femminili.

Che la donna osi mettersi in mostra è abbastanza ragionevole e anche abbastanza comprensibile quando ciò che nell'uomo incute timore, più esattamente, diciamo, quando l'uomo nell'uomo non è più voluto e instillato con l'educazione; ciò che si capisce con maggior difficoltà, è che appunto con ciò la donna degenera. Ciò accade oggi: non illudiamoci a questo proposito! Ovunque lo spirito industriale abbia trionfato sullo spirito militare e aristocratico oggi la donna aspira all'autonomia economica e giuridica di un commesso: «la donna come commesso», sta sulla porta della società moderna che si viene formando. Mentre in tal modo essa conquista nuovi diritti e tende a diventare «padrona» e scrive sulle sue bandiere e bandierine il «progresso» della donna, si verifica invece con paurosa chiarezza il contrario: la donna retrocede.

- Dalla rivoluzione francese in poi l'ascendente della donna in Europa è diminuito nella misura in cui sono aumentati i suoi diritti e le sue pretese; e la «emancipazione della donna», voluta e stimolata dalle donne stesse (e non solo da alcuni uomini superficiali) risulta in questo modo come un sintomo singolare del crescente indebolimento e intorpidimento degli istinti più femminili. C'è della stupidità in questo movimento, una stupidità quasi maschile, della quale una donna costumata che è sempre una donna intelligente dovrebbe vergognarsi profondamente. Perdere la capacità di sentire su quale terreno si può arrivare alla vittoria con maggiore sicurezza; trascurare l'esercizio di quelle armi che le sono proprie; lasciarsi andare davanti all'uomo, giungendo forse perfino «a scrivere un libro», mentre prima ci si comportava con disciplina e con sottile e astuta umiltà; adoperarsi con virtuosa faccia tosta contro la fede dell'uomo in un ideale fondamentalmente diverso nascosto nella donna, di un qualche eterno e necessario femminino; dissuadere l'uomo con enfasi e con molte parole dal pensare che la donna sia simile a un tenero, singolarmente selvatico e spesso piacevole animale domestico, che bisogna mantenere, curare, proteggere, e del quale bisogna aver cura; la ricerca sgraziata e dispettosa di tutte le forme di schiavitù e di servitù che la posizione della donna ha avuto in sé e ha ancora nell'attuale ordinamento della società (come se la schiavitù fosse un controargomento e non piuttosto condizione di ogni cultura superiore, di ogni progresso della civiltà): che cosa significa tutto ciò, se non una frantumazione degli istinti femminili, una defemminizzazione?

Certo ci sono numerosi stupidi amici delle donne e corruttori di donne, tra i dotti asini di sesso maschile che consigliano alla donna di perdere la sua femminilità e imitare tutte le sciocchezze delle quali in Europa l'«uomo», la «mascolinità» europea, è malata, che vorrebbero portar danno alla donna, riducendola fino alla «cultura generale» o addirittura alla lettura dei giornali e ad occuparsi di politica. Ogni tanto si vuol fare delle donne addirittura letterati e liberi pensatori: come se una donna senza devozione non fosse assolutamente ridicola o ripugnante per un uomo profondo e ateo ; quasi dappertutto si rovinano i loro nervi con ogni tipo di musica pericolosa e morbosa (la nostra nuovissima musica tedesca) e le si rende ogni giorno più isteriche e incapaci alloro primo e ultimo compito, partorire figli vigorosi. Soprattutto le si vuoi «istruire» sempre di più e, come si dice, rendere più forte, con la cultura, il «sesso debole»; come se la storia non insegnasse nel modo più efficace possibile, che «istruzione» dell'uomo e indebolimento cioè indebolimento, frantumazione, infermità della forza di volontà, sono sempre andati di pari passo, e che le più potenti e influenti donne del mondo (e infine anche la madre di Napoleone) devono la loro potenza e il loro sopravvento sugli uomini proprio alla loro forza di volontà e non ai maestri di scuola!

Ciò che nella donna ispira rispetto e abbastanza spesso timore, è la sua natura che è più «natura» di quella dell'uomo, la sua genuina, rapace e astuta duttilità, i suoi artigli di tigre sotto il guanto, il suo ingenuo egoismo, la sua refrattarietà all'educazione e interiore selvatichezza, ciò che di inafferrabile, di vasto, di vagabondo vi è nella sua avidità e nelle sue virtù... Ciò che nonostante ogni timore suscita compassione per questa pericolosa e bella gatta che è la «donna», sta nel fatto che essa appare più sofferente, più fragile, più bisognosa d'amore e condannata ad essere disillusa di qualsiasi altro animale. Timore e compassione: con questi sentimento l'uomo è stato fino ad oggi di fronte alla donna sempre con un piede già nella tragedia che strazia mentre affascina.

- Come? E con ciò tutto sarebbe alla fine? E’ la rottura dell'incantesimo della donna sarebbe già in atto? Sarebbe forse già in atto la sua trasformazione in un essere noioso? Oh Europa! Europa! Conosciamo l'animale con le corna che ha costituito sempre per te l'attrazione maggiore, dal cui pericolo continuiamo sempre ad essere minacciati! La tua antica favola potrebbe diventare ancora una volta «storia», ancora una volta una smisurata sciocchezza potrebbe arrivare a dominarti e trascinarti lontano! E sotto di essa non si nasconderebbe nessun Dio, no! solo un'«idea», un'«idea moderna»!...

La volontà di potenza. Scritti postumi per un progetto (1887-1888)

59.

La donna letterata, scontenta, irrequieta, desolata in cuore e nelle viscere, che in ogni momento sente con dolorosa curiosità l'imperativo che dalle profondità del proprio essere formula il suo aut liberi aut libri: la donna letterata, abbastanza colta per comprendere la voce della natura, anche se parla latino e d'altronde abbastanza ambiziosa per parlare con se stessa in segreto in francese: «je me verrai, je me lirai, je m'extasierai et je dirai: Possible que j'ai eu tant d'esprit?»...

Una donna perfetta fa letteratura come fa un piccolo peccato, per provare, di passaggio, guardandosi intorno per vedere se qualcuno la osserva e perché qualcuno la osservi: sa come bene si addice a una donna perfetta una macchiolina di marcio e di oscura depravazione, ancor meglio sa come opera sulla donna ogni attività letteraria, come un punto interrogativo nei confronti di tutti i pudeurs femminili...

Il caso Wagner. Un problema di musicisti (1888)

Lettera da Torino del maggio 1888

3.

- Che cosa ne è dell'«ebreo errante» che una donna adora e trattiene! Cessa semplicemente di essere errante; si sposa, non ci interessa più. - Trasposto nella realtà: il pericolo degli artisti, dei geni e questi sono infatti gli «ebrei erranti» - sta nella donna: le donne adoranti sono la loro rovina. Quasi nessuno ha abbastanza carattere per non farsi rovinare «redimere», quando si sente trattato come un dio: egli accondiscende subito alla donna. L'uomo è vile dinnanzi a ogni eterno-femminino: e le femminelle lo sanno.

- In molti casi di amore femminile, e forse proprio nei più famosi, l'amore è soltanto un più sottile parassitismo, un annidarsi in un'anima altrui, talvolta persino in una carne altrui-

Crepuscolo degli idoli; o come si filosofa col martello (1888)

Detti e frecce

27.

Sì ritiene che la donna sia profonda - perché? perché con essa non si giunge mai al fondo. La donna non è nemmeno piatta.

28.

Quando la donna ha virtù virili, c'è da scappare; e se non ha alcuna virtù virile, è lei stessa a scappare.